Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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Un congresso difficile, però…proviamoci ancora

Un congresso difficile, peròproviamoci ancora.

 

E’ il momento più difficile negli oltre 17 anni di storia del nostro partito.

Una partecipazione al governo che non ha ottenuto risultati, ha deluso tanti/e, ha prodotto disimpegno e difficoltà nei circoli e nei gruppi di lavoro, una sconfitta elettorale senza attenuanti che per la prima volta produce un parlamento da cui sono esclusi comunisti, socialisti e la sinistra nel suo complesso.

Un governo di destra, frutto anche del malessere sociale, dell’affidarsi ad un capo, della ricerca di soluzioni facili e dure, dello scontro fra i penultimi e gli ultimi.

Gli atti dei primi 40 giorni di governo: l’assassinio a Verona, le aggressioni a omosessuali e transessuali, i pogrom a Ponticelli (dopo quelli di Opera e di Sassuolo), il totale sdoganamento di fascisti e nazisti, il moltiplicarsi delle ronde (giustizia fai da te) sono la conseguenza della vittoria sociale e culturale della destra e del nostro massacro. Così pure le scelte sociali: detassazione degli straordinari, precariato a vita, attacco al contratto nazionale di lavoro.

Parla la “nuova” Confindustria. Berlusconi dice: Il vostro programma è il nostro; Fassino: Ci sono punti interessanti su cui confrontarci; CISL e UIL annuiscono (anni fa firmarono il “Patto per l’Italia”), per la CGIL Non si è tenuto pienamente conto di salari e pensioni.

Incombe una crisi economica pesante; si sono moltiplicati i prezzi di riso e farina, per non parlare del petrolio, triplicato in tre anni. I grandi economisti tacciono o chiedono sacrifici, unione tra lavoratori e padronato per battere la concorrenza internazionale.

Occorre, ancora una volta, ripartire da capo.

Rifondazione è scossa da una sconfitta che pochi avevano previsto; la maggioranza uscita dall’ultimo congresso si è spaccata su scelte di fondo (il futuro a brave termine del nostro partito), i Verdi sono divisi tra chi guarda al PD, chi all’Arcobaleno, chi al ritorno ad un soggetto ambientalista, Sinistra Democratica ha perso due fette consistenti verso socialisti e PD. Il PdCI propone la ricostruzione di una forza comunista.

Noi andiamo al congresso con cinque mozioni (troppe!), con tanti/e disillusi, stanchi/e di un dibattito tutto interno e autoreferenziale. Sono posizioni e stati d’animo più che comprensibili.

E’ necessario, però, discutere su passato e futuro, cercare una direzione, darci un piano (anche modesto) di lavoro. Il primo atto è il tesseramento: dobbiamo essere tanti/e ; segue la necessità di rimettere in piedi le sedi come luogo di incontro e di lavoro, di avere una discussione franca e netta, di rispettare posizioni diverse (non ci sono amici e nemici!).

Non possiamo prevedere le dinamiche nazionali che si creeranno dopo il congresso (24- 27 luglio).

In ogni caso, non dobbiamo disperdere quanto esiste: iscritti/e, persone che hanno avuto fiducia in noi, sedi, rapporti paritari e non strumentali con associazioni, gruppi, pezzi di società che fanno politica in modo diverso dai partiti.

Proviamoci ancora. Allo studio, al lavoro, alla lotta.

Sergio Dalmasso

 

 

Sergio Dalmasso

Perché voto il terzo documento (dei cento circoli)

 

  •  perché è prodotto da chi, in questi anni, ha tentato, vanamente, di mettere in guardia dalla deriva politica ed elettorale in cui siamo precipitati
  •  perché raccoglie circoli autoconvocati e chi nello scorso congresso ha votato per diversi documenti (primo, secondo, terzo, quarto)
  •  perché è l’unico ad operare una critica agli errori compiuti (non se ne è accorto la sera del 14 aprile, ma molto prima)
  •  perché spero ancora possibile ripetere il processo compiuto nel 1991, quando Rifondazione nacque: rifondare una ipotesi comunista adatta all’oggi, che prenda le parti migliori della nostra storia, critichi quelle negative, le confronti con i nodi guerra e pace, ambiente, migrazione, questione di genere, nuovi lavori e nuove povertà
  •  perché spero ancora che possano rinascere e vivere, un pensiero marxista non dogmatico, una forza comunista non nostalgica che lavori unitariamente con le altre forze di sinistra e ritrovi un rapporto con il lavoro, i bisogni, le grandi questioni internazionali.